The Second Version

07/04/08

Il Vero Beccaria

I miei ricordi degli studi di storia e filosofia dei tempi del liceo sono necessariamente un po' vaghi - è passato ormai qualche lustro da quei tempi. Del Beccaria, mi ricordo che viene brevemente presentato come un fiero oppositore di torture e pena di morte, e l'esposizione del suo pensiero più o meno finisce lì.

Curioso di saperne di più - anche dopo avere letto blogs che scavano un poco più in profondità - ho acquistato una copia di Dei delitti e delle pene (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Biblioteca Europea, 2001, ISBN 88-380-0244-4, € 10,33) per capire cosa il Beccaria abbia effettivamente affermato.

Non c'è dubbio che egli sia contro l'uso della tortura nei processi criminali, ed anche contro la pena di morte, ma non bisogna fare l'errore di pensare che il Beccaria fosse una sorta di buonista-relativista (o ignavo) ante litteram: egli prima di tutto si oppone alla tirannide, al dispotismo, all'arbitrio dei magistrati, alla "inutile prodigalità di supplizj" - il tutto non tanto per conformarsi a qualche alto ideale di purezza morale, ma piuttosto per assicurare che gli uomini possano prosperare in una società pacifica e sicura senza dover ogni momento temere da una parte i delitti dei criminali, e dall'altra l'azione dei magistrati.

Il Beccaria è prima di tutto un liberale, uno che crede fermamente nel contratto sociale come base della società. Il suo fine è aumentare la libertà degli uomini, e per fare questo egli ritiene che sia necessario punire (non correggere) i criminali - ovvero, coloro che violano il patto sociale - con pene che siano certe e celeri ma relativamente dolci.

Beccaria comunque non è completamente opposto alla pena di morte, visto che afferma "La morte di un Cittadino non può credersi necessaria, che per due motivi." - ed i motivi sono la possibilità che il reo possa continuare a nuocere anche dal carcere, oppure che la sua morte sia "il vero, ed unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti".
Comunque, l'alternativa che viene suggerita alla pena di morte è "il lungo, e stentato esempio di un Uomo privo di libertà, che divenuto bestia di servigio, ricompensa con le sue fatiche quella società, che ha offesa" - cosa ben diversa dalla lenienza di questi giorni.

Ma le affermazioni del Beccaria che preferisco - e quelle probabilmente meno citate - sono queste:

Il vero Tiranno comincia sempre dal regnare sulla opinione, che previene il coraggio (Paragrafo XXXIII)

L'opinione che ciaschedun Cittadino deve avere di poter fare tutto ciò, che non è contrario alle Leggi, senza temerne altro inconveniente che quello, che può nascere dall'azione medesima, questo è il Dogma politico, che dovrebb'essere dai Popoli creduto e dai Supremi Magistrati colla incorrotta custodia delle leggi predicato (Paragrafo XXV)

Falsa idea di utilità è quella, che sacrifica mille vantaggi reali, per un incoveniente o imaginario, o di poca conseguenza, che toglierebbe agli Uomini il fuoco perchè incendia, e l'acqua perché annega; che non ripara ai mali, che col distruggere. Le Leggi, che proibiscono di portare armi sono leggi di tal natura, esse non disarmano che i non inclinati, né determinati ai delitti [...] Queste peggiorano le condizioni degli assalti, migliorando quella degli assalitori; non iscemano gli omicidi, ma gli accrescono, perchè è maggiore la confidenza nell'assalire i disarmati, che gli armati (Paragrafo XXXVIII)

Se queste sono le idee che hanno definito l'Europa moderna, si vede bene come quella attuale si sia allontanata dalla visione liberale.

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2 Commenti:

  • Bel lavoro. Non è certo la prima volta che ci si imbatte in gente presentata come non è o il cui pensiero viene semplificato come più fa comodo.

    Di Anonymous Anonimo, Alle 7/4/08 13:41  

  • Ci sono molti altri passaggi interessanti nel libro di Beccaria, e fatto il confronto con la situazione attuale, sembra che ben poco sia migliorato dal 1700...

    Molti sapranno pure citare Beccaria, ma non hanno imparato la lezione.

    Di Blogger Fabio, Alle 7/4/08 16:07  

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