The Second Version

04/06/08

Reato Si, Reato No

Berlusconi ha fatto un po' come quegli automobilisti che non sono sicuri di avere preso la strada giusta, quindi si fermano a lato della strada per guardarsi attorno, inseriscono la retromarci ma non mollano la frizione. Sto parlando naturalmente della querelle sull'introduzione del reato di immigrazione clandestina.

Quello che non capisco è perchè Berlusconi dovrebbe fare tira e molla quando ha una maggioranza netta alle sue spalle (sempre che i parlamentari non vadano in giro a cazzaggiare come hanno fatto l'altra volta). Paura di accendere troppo i toni, oppure i continui inviti al dialogo l'hanno convinto a fare compromessi preventivi? Oppure egli è ricaduto nel vecchi malcostume di voler accontentare un po' tutti, alle stesso tempo scontentando più che altro la sua base elettorale? Chissà.

Riguardo alla questione specifica del reato di clandestinità: quello che bisogna fare con i clandestini è rendere le espulsioni rapide a certe. Se introdurre il reato può aiutare in questo senso, che si faccia - altrimenti, non si sprechi tempo.

La prima ragione per avere espulsioni certe e rapide è che i clandestini, statisticamente, delinquono. Oh si, ci saranno molte storie di bravi clandestini, ma si deve guardare alla situazione generale quando si fanno le leggi, non al caso particolare.

La seconda è che fingere di non vedere o passare sanatorie è un'insulto ed ingiustizia verso coloro che si sono presi la briga di affrontare la burocrazia ed immigrare secondo le regole. Ignorare se non premiare i comportamenti illegali non fa altro che incentivarli.

Una obiezione sollevata spesso è che gli immigrati, anche clandestini, sono necessari perchè fanno i lavori che gli italiani rifiutano. Questa spiegazione è un po' debole visto l'alto tasso di disoccupazione al Sud - e soprattutto nessuno sembra accorgersi dell'importante dettaglio delle condizioni di lavoro: gli italiani rifiutano di fare certi lavori a determinate condizioni.

Però ammetto che ci sono delle avversioni culturali a certe attività - come prendersi cura degli anziani; e poi quello strano atteggiamento secondo il quale fare lo scaldasedia laureato in giurisprudenza è preferibile all'essere, che ne so, un fresatore esperto. Ma questa supposta supremazia della cultura umanistica su quella tecnico/scientifica è un vecchio malanno italiano.

L'intero approccio alla questione dell'immigrazione per lavoro mi sembra abbastanza schizofrenico: da una parte si lega il permesso di soggiorno ad un posto di lavoro, ma poi chi entra nel nostro paese in questo modo può portarsi dietro mogli, figli e parenti, e fare comunità a sè. Un miscuglio eterogeneo di utilitarismo (la parte lavoro) e di utopia dell'accoglienza (il resto): non credo possa durare a lungo senza causare disastri.

Per quanto riguarda gli immigrati che sarebbero indispensabili per le nostre aziende, io propongo di creare un programma per lavoratori ospiti: gli stranieri (solo extracomunitari, nella situazione attuale) che siano disposti ad accettare certe limitazioni (come obblighi di residenza e divieto di ricongiungimenti familiari) possono facilmente ottenere un visto temporaneo per lavorare nelle aziende che prendono parte al programma; al termine del contratto lo straniero torna in patria per eventualmente fare domanda di nuovo. Le autorità potrebbero facilmente vigliare - conoscendo nomi, cognomi e luoghi - sul rispetto delle condizioni contrattuali.

Questo sistema avrebbe almeno il pregio della maggiore onestà rispetto a quello attuale.

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3 Commenti:

  • direi anche di incarcerare tutti i non astemi, perché statisticamente chi beve delinque. O si, ci saranno sicuramente tanti bravi bevitori. Ma statisticamente chi beve delinque. E allora facciamo tutto un calderone ed imprigioniamo tutti. Che ci frega dell'aver o meno arrecato danni.

    Di Anonymous Anonimo, Alle 5/6/08 10:19  

  • Al termine del contratto lo straniero torna in patria. Certo, immagino pagandosi un volo da 1300 euro per le filippine che sono esattamente i soldi che ha messo da parte lavorando in Italia, dopo aver pagato affitti e cose simili. Oppure glieli paghiamo noi i viaggi di ritorno?
    Guarda che la soluzione è molto più semplice. Chi delinque viene punito e sconta la pena. Fine. Qualcuno ha mai chiesto di più?
    SE abbiamo ROM che stuprano e violentano, e restano fuori del carcere, il problema sarà a causa del fatto che non funziona la certezza della pena, oppure che mancano i reati?

    Di Anonymous Anonimo, Alle 5/6/08 10:23  

  • Libertyfighter,

    Il tuo paragone fra non-astemi e clandestini proprio non calza. I clandestini sono entrati e risiedono violando le leggi e regole stabilite per l'immigrazione (e per quanto mi riguarda, entrare e risiedere in un altro stato è un privilegio che può essere ritirato in qualsiasi momento); per cui espellerli è una misura legittima. Puoi aver ragione sul fatto che non ho espresso questo punto nell'articolo.

    Nemmeno mi pare di avere mai detto che la certezza della pensa sia inutile, anzi. Si può discutere se sia meglio incarcerare i clandestini che delinquono prima di espellerli, oppure no. Tra l'altro gli zingari ora sono cittadini comunitari, e per la libera circolazione delle persone non si possono trovare in regime di clandestinità.

    Il programma di lavoratori ospiti - che per il momento ho buttato lì - non è inteso per sostituire le vie già presenti di immigrazione, ma solo per fornire un'altra alternativa, e soltanto volontaria. Certo ci sarebbero molti dettagli importanti da sistemare, come i lavoratori che debbano spendere molti soldi per il viaggio.

    Di Blogger Fabio, Alle 5/6/08 14:09  

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