The Second Version

08/10/09

Industria Parassita

Da qualche anno a questa parte fanno furore le certificazioni di qualità, tipo ISO9001 e quante altre la fantasia suggerisce. C'è un locale/scuola di balli latinoamericani che ha la ISO9001, e comuni con la certificazione di qualità ambientale (ISO14000 se ben ricordo).

Ormai si esagera, nel senso che cani e porci possono certificare qualsiasi cosa. Il capo della fabbrichetta dove lavoravo un paio d'anni fa è un uomo con molti difetti ma pure qualche virtù, ed un giorno disse che si può certificare anche la merda; il certificato dirà che sì, si tratta di vera merda.

Inoltre, la ISO9001 è una certificazione di sistema, non di prodotto. In parole semplici, essa dice che una certa ditta usa (o almeno fa vedere di usare) certe procedure che dovrebbero risultare in un bene o servizio di qualità. Però non prevede verifiche pratiche sui beni e servizi.

Un certificato di qualità ha senso se certifica un'eccellenza che solo pochi soggetti hanno; se invece basta dare una sistemata alle procedure e pagare i compensi dei consulenti, la certificazione perde significato; presto ci saranno certificazioni ancora più avanzate per compensare la svalutazione di quelle attuali, e poi più avanzate ancora, e così via.

Ed eccoci qui, con i consulenti. Le procedure per ottenere la certificazione sono in genere troppo lunghe e complesse perché una ditta possa completarle autonomamente senza sforzi eccezionali. Così, in moltissimi casi è necessario rivolgersi a consulenti di certificazione che non lavorano certo per beneficenza. E non menzioniamo nemmeno la possibilità di corruzione e concussione. Questo è l'aspetto più parassitario: il prodotto principale della consulenza non sono beni o servizi, e nemmeno dati con un valore (tipo l'arte o l'intrattenimento), ma cumuli di scartoffie; vacui e ripetitivi manuali e pile di moduli che non fanno altro che ribadire che si, la ditta ha le procedure.

Se poi queste vengono effettivamente seguite, oppure poi gli operai confezionano pasta a mani nude dopo avere maneggiato luridi bancali (cosa che ho visto di persona, anche se in una ditta senza certificazioni)... bè, i consulenti se ne occupano solo il giorno dell'ispezione.

La popolarità smodata delle certificazioni di qualità poi secondo me riflette un cambiamento culturale più profondo e generale.

Da una parte, la diffusione di una mentalità burocratica secondo la quale una cosa non esiste se non è scritto su un pezzo di carta, compilato in modo leggibile, firmato e timbrato.

Dall'altra, un calo di fiducia nel prossimo. Non fiducia personale, ma professionale: non basta più la parola di chi fornisce un bene o servizio, ma serve la dichiarazione (a pagamento) di una terza persona per dire che una cosa è quella che è.

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